Miscelare i drink non è più come prima, è una vera e propria arte. Possiamo dire, infatti, che la Mixology rappresenti per il mondo dei drink quello che la cucina gourmet rappresenta per quello del food: una pratica raffinata che punta a fare del cocktail una vera e propria degustazione. Abbiamo deciso di farla nostra, con la stessa passione che mettiamo nella scelta e nella produzione del food. I nostri cocktail sono un viaggio totalizzante, che coinvolge tutti i sensi… e l’attesa fa parte di questa armonia.
Ma dove nasce la Mixology?
Analizzandola dal punto di vista della semplice esecuzione, ovvero il miscelare liquidi diversi per ottenere bevande diverse, la mixology esiste fin dall’antichità, basti pensare al vino allungato con acqua e insaporito con miele e aromi che erano soliti bere gli antichi Romani.
Bisogna arrivare però alla rivoluzione industriale per raggiungere un certo grado di perfezionamento delle tecniche di distillazione che ha reso possibile lo sviluppo della liquoristica prima in Europa e poi nel mondo e, di conseguenza, la nascita del bartending ai quattro angoli del globo.
Moltissimi datano la nascita della mixology (e del flair bartending) all’Ottocento e riconoscono il papà di questa disciplina in Jerry Thomas (1830-1885), barista di New York conosciuto anche con il nomignolo di Professore, proprio per la sua capacità di creare drink mixando ingredienti diversi con una abilità che pareva sfociare nella chimica.
Thomas contribuì a inventare e creare alcuni dei più celebri strumenti del mestiere, in parte utilizzati anche oggi, ad esempio i dosatori metallici (metal pour) che permettono di versare con grande precisione determinate quantità di liquido da una bottiglia.
Da Jerry Thomas ad oggi il mestiere del mixologist ha conosciuto alterne fortune, ma negli ultimi anni ha riscontrato un exploit senza precedenti, grazie al desiderio sempre più grande di assaporare cocktail unici e studiati, che sappiano mettere insieme lo studio del passato e le tecniche più moderne.